sabato 15 marzo 2014

prova regolamento

Massimo Marchesotti nasce a Milano nel 1935. Il suo primo approccio alla creatività e' di tipo musicale, studiando presso il Conservatorio G. Verdi e dedicandosi da questo momento in poi allo studio del pianoforte ed in seguito alla direzione di un coro. Fin dalla fanciullezza questa passione viene accostata però ad un'altra altrettanto forte e significativa: quella per la pittura. La tematica da sempre prediletta nelle sue opere è quella erotica, trattata con marcato accento di provocazione, corporeità cruda e mancanza di realismo. Marchesotti intende esercitare un'indagine sull'uomo, sulla sua figura fisica ed emotiva, ritraendo non solo il corpo nudo e la sua anatomia senza censura, ma anche cogliendo gli aspetti di dolore, solitudine, sentimento che l'essere racchiude in sé, e lascia trasparire da un semplice sguardo o da un movimento. L'interesse quasi morboso per la carne, i suoi colori ed i dettagli lo portano ad utilizzare una tecnica pittorica violenta, dal cromatismo acceso ed invadente, dalle pennellate consistenti ed ampie, spesso deformando e trasfigurando ciò che viene rappresentato. I corpi solidi e robusti si lanciano verso lo spettatore, rompendo la rigidità della tela e dello spazio in cui sono costretti ed avvicinandosi vertiginosamente a chi guarda. Le posizioni aggrovigliate, contorte e scomposte ricordano gli schizzi di Schiele, così come le figure logorate di Kokoshka e Munch o il grottesco di Grosz, che deturpa la normale espressività creando delle maschere talvolta inquietanti. Molti definiscono l’artista espressionista, ma Marchesotti stesso indica che è semplicemente la tecnica pittorica di quella corrente la più congeniale per esprimere i suoi contenuti, la più efficace.
Accanto alla provocazione di tipo erotico viene accostato anche uno sguardo ironico e satirico sulla società, una derisione della classe alto borghese tanto impostata e costruita quanto dedita al piacere in maniera voluttuosa ma nascosta. Sempre e comunque celato in ogni volto il dolore che alle volte si esplicita nella presenza sulle tele di una croce, la quale in questo caso non possiede alcun significato religioso ma solo simbolico, una raffigurazione estrema ed essenziale. E' esattamente in questa direzione che vanno gli studi di Marchesotti sulla Pietà Rondanini di Michelangelo, che allude nelle tele in cui è raffigurata ad un estremo aiuto che si protende a salvare l'umanità. Essa è quindi valorizzata in tutti i suoi aspetti di vicinanza all'uomo e di comprensione dei suoi errori e dei patimenti.
E'comunque molto interessante notare come nel tempo la musica rimanga per l'artista un'importante fonte di ispirazione; nello specifico i canti popolari dei migranti rappresentano un elemento che influisce nell'espressività esasperata delle tele per la loro forte carica emotiva e l'accento marcato sulla condizione miserabile di chi intonava le melodie.
La produzione di Marchesotti risulta quindi frutto di un insieme di molteplici interessi che però mantiene sempre vivo l'amore per la pittura autentica e tradizionale, la tecnica ad olio e lo studio sul colore e la sfumatura.